#iperchédelteatro – giorni 29/35
Abbiamo chiesto ai nostri allievi che cosa gli manca del fare teatro e cosa li spinge a desiderare di poter ricominciare il prima possibile.
Vorremmo, partendo dal loro punto di vista, spostare lo sguardo da quella che è una esigenza individuale verso quella che vorremmo diventasse una necessità collettiva.
#giorno29
“Non c’è una sola cosa che non mi manchi del Teatro.
Mi mancano persino le cene in mezz’ora, le pizze fredde (o quasi) in sala bianca e gli aperitivi veloci prima degli spettacoli. Mi manca scervellarmi per capire quando poter studiare il copione o andare a teatro.
Mi manca contare i giorni tra uno spettacolo e l’altro, ma soprattutto tra una lezione e l’altra.
Mi manca la sensazione di pace nel sedermi sulle poltroncine di velluto, di essere a casa nel varcare le porte dell’Accademia.
Mi manca la curiosità e l’eccitazione di scoprire cosa mi attende, la sana paura e preoccupazione di esserne all’altezza e di fare bene.
Mi manca la libertà che dà soltanto l’assenza di sentirsi giudicati e dei pensieri che rimangono al di là delle tende rosse.
Mi manca lo stupore di vedere tante persone con storie completamente differenti calarsi con lo stesso entusiasmo nei panni di qualcun altro, provare le stesse emozioni, unirsi, collaborare e condividere per costruire qualcosa insieme. E mi manca la magnifica sensazione di sentirmene parte.
Perché il teatro è questo.
Il teatro è casa, è pace. Il teatro è libertà. Il teatro è meraviglia.
Il teatro è emozione, è adrenalina.
Il teatro è collaborazione, è condivisione, è unione.
Il teatro è la vita che scorre nelle vene.
Credo che proprio per questo una volta usciti dal terribile periodo che stiamo vivendo in molti si avvicineranno al teatro, per sentirsi più vivi, più uniti, più umani tra le calde braccia del teatro e di chi lo anima.”
Federica Bonetti – Allieva II anno corso di teatro per adulti
#giorno30
“Oramai è passato un mese, un mese in cui sento che manca qualcosa dentro di me, questa cosa è il teatro.
Mi manca stare in un mondo dove mi sento protagonista,mi manca il mondo dove posso essere una persona completamente diversa da come sono realmente.
Mi manca mettermi in gioco e fare del mio meglio,mi manca cercare di continuare a migliorare.
Mi manca quella piccola stanza nera dove ogni anno si inscenano personaggi,paesaggi, epoche e stili diversi, partendo dalla tragedia e arrivando alla commedia.
Mi manca navigare tra i diversi drammaturghi, mi mancano i miei compagni, mi manca il mio insegnante che ogni mercoledì era sempre li con noi ad aiutarci a credere in noi stessi, mi mancano i suoi incoraggiamenti, il come con tanta naturalezza ci faceva capire dove sbagliavamo e ci aiutava a migliorare: è dura restare lontano da un mondo che oramai ti appartiene. Perché si, oramai il teatro è parte di me e della mia vita, come mi piacerebbe fosse anche parte del mio futuro.
Il teatro manca ogni giorno di più e diventa sempre più importante.
Apprezziamo le cose solo quando non le possiamo avere.
Il teatro l’ho sempre apprezzato, ma questo periodo di allontanamento forzato, mi ha fatto capire che è molto più importante di quanto pensassi.
Spero di tornare presto nel mio mondo, di tornare accanto ai miei compagni e al mio insegnante e di andare in scena con un personaggio che mi piace tantissimo e che sotto alcuni aspetti mi assomiglia.”
Gaia Capra – Allieva II anno corso di teatro per adolescenti
#giorno31
“Il teatro mi manca perché quelle due ore il mercoledì pomeriggio mi permettono di prendermi una piccola ma intensa pausa dalla scuola e dallo studio.
In quei centoventi minuti mi sento libero, in pace con me stesso e con gli altri.
Mi sento bene.
Mi mancano le risate continue nel gruppo che è unito e inseparabile e che mi ha accolto a braccia aperte.
Mi mancano anche i momenti di concentrazione e di ascolto reciproco che sono fondamentali per imparare qualcosa di nuovo.
Mi manca recitare, improvvisare e esibirmi in scena.
Questa quarantena mi sta insegnando a non dare mai per scontato la possibilità di uscire all’aria aperta, di abbracciare gli amici, di andare a teatro e soprattutto di fare teatro.
Edoardo Bignami – Allievo II anno del corso di teatro per adolescenti
#giorno32
“In questi giorni di quarantena mi sono accorta come il teatro sia parte integrante della mia vita e di come io non possa e non voglia stare senza.
Sembrerà banale, ma il teatro è il mio porto sicuro. Lì, posso essere chi voglio, posso sprigionare la mia creatività e la mia grandissima passione per la recitazione.
In quella stanza la mia vita si ferma. Tutte le preoccupazioni, le scadenze e i vari impegni svaniscono. In quegli attimi, ci sono solo io, e mi sento invincibile!
In questi anni passati all’Accademia ho scoperto tanti miei limiti, tante paure ed insicurezze, ma la soddisfazione più grande è stata superarli.
Amo tutto del teatro: le risate durante le prove, la paura di salire sul palcoscenico prima dello spettacolo, i riscaldamenti vocali, le prove costume ed infine la sensazione più bella: inchinarsi davanti al pubblico con la consapevolezza di aver portato a termine un’altro bellissimo anno pieno di scoperte.
Sono veramente fiera di aver scelto di intraprendere questa strada, non la cambierei per nient’altro al mondo.
Quindi sì, il teatro è più che semplice recitazione.
Ti apre lo sguardo a nuove prospettive, tutto d’un tratto inizi a guardare le cose in modo diverso, a coglierne la vera essenza. Ti aiuta a crescere come persona e ad imparare a dare il meglio di te stessa.
Torneremo a recitare, ad emozionarci e far emozionare. E saremo più carichi che mai!”
Carolina Cominelli – Allieva III anno corso di teatro per adolescenti
#giorno33
“Per una ragazza della mia età è fondamentale sentirsi parte di qualcosa, che sia un gruppo di amici, un gruppo di teatro, un’associazione o semplicemente una classe.
Forse proprio quando, come in questi giorni, viene a mancare, se ne avverte ancora di più l’importanza.
È semplicemente gratificante avere passioni in comune e obbiettivi da condividere con le persone che mi circondano;
purtroppo in questa situazione di emergenza non è possibile avere contatti di alcun genere e sicuramente non è piacevole.
I benefici di stare con gli altri e soprattutto partecipare ad una collettività sono innumerevoli e gioverebbero a chiunque oltre al fatto che insieme si possono trascorrere momenti davvero indimenticabili, capaci di toccare nel profondo…
Personalmente non vedo l’ora che tutto ciò finisca, sebbene abbia il timore che questo non possa avvenire presto, per rivedere e riabbracciare tutti voi💕
Incrociamo le dita”
Laura Marchi – Allieva I anno del corso di teatro per adolescenti
#giorno34
“Tu mi domandi che cosa, quando, dove, come, perché?
Sono poche le parole, ma le immagini…
Conto: cinque, sette, dieci – pausa – sette, tre, uno… zero.
Il coreuta, i fantasmi, le interviste, camminare nello spazio, la griglia – stop. L’inferno no.
L’imperatore del mondo gabbato dalla sorte, l’ultima delle serve, il peggiore degli uomini, un sogno, una poesia.
All’interno della sala nera, in una dimensione senza tempo alloggiata in alcuni plissées di una memoria che pensavo personale ed ho invece scoperto collettiva.
Dove si indossano abiti che si chiamano costumi e con essi entriamo nel personaggio.
O il personaggio entra in noi. Indossi lo sguardo e quello sguardo si apre su nuove prospettive, apparecchi il sorriso, ritrovi la misura delle azioni: ti astrai dal momento per calarti nel luogo dove avviene la magia.
Lo spazio scenico.
Che può essere anche un cerchio. (Devi aggiustarti le mutande? Esciunattimodalcerchioperpiacere).
Qualcuno dice che il teatro è solo finzione…
Assì?
Io non so se è solo finzione, ma quelle lacrime che ho visto sgorgare, quelle risate che ho sentito scaturire, quella suspense che aleggiava nell’aria a me sembrava tutt’altro che finzione.
Quella del pubblico intendo.
Se attraverso uno sguardo, un’intonazione una parola, un gesto siamo riusciti ad ottenere una reazione, abbiamo fatto un piccolo passo. No, non verso il perfezionamento della rappresentazione no, ma nel viaggio interiore.
Donando con coraggio e generosità una nostra fragilità scoperta.
Grazie.”
Claudia Ghidini – Allieva Laboratorio Permanente Meccaniche Teatrali
#giorno35
“Mi manca il teatro perché significa prendersi una pausa da se stessi.
Mi manca il teatro perché la sensazione più bella che abbia mai provato è dimenticarmi per qualche istante di chi sono. Non per molto, basta qualche secondo. Ma quando succede è una meraviglia,una forza rigenerativa.
Mi manca il teatro perché è quasi terapia.
Mi manca perché, senza di lui, la vita non è poi così interessante.”
Pietro Zabbialini – Allievo III anno del corso di teatro per adulti